Un caffè con… Giorgio
di Tamara Winkler
Giorgio Meneghetti è un personaggio inscindibilmente legato al Gab, di cui è parte integrante e potremmo dire praticamente imprescindibile. È uno di quei personaggi che hanno contribuito a scrivere capitoli importanti della storia della società e che in un certo senso ne determinano l’identità.
Tutti noi conosciamo Giorgio “Il Capocorso”, colui che da ormai tre decenni organizza e anima il Campo di allenamento in Engadina. Giorgio, che tutti gli anni contribuisce a creare quell’atmosfera unica che si respira nella pur rarefatta e sottile aria engadinese, dentro e fuori le mura della leggendaria Chesa Margna. È infatti lui ad animare le serate, ad organizzare le indimenticabili passeggiate in montagna con gli atleti più giovani e a garantire il perfetto funzionamento del campo di allenamento in altura. Un appuntamento che si rinnova con enorme successo dall’estate del 1979 e che quest’anno ha soffiato su 35 brillanti candeline.
Durante questo simpatico incontro, ho avuto l’opportunità di conoscere altri interessanti aspetti di Giorgio Meneghetti, importanti tasselli che fanno di lui una persona e un atleta da…scoprire.
Incipit Per dirla come Snoopy: “era un pomeriggio buio e tempestoso”, di quelli che hanno caratterizzato lo scorso autunno e che portano con sé anche i tipici sintomi influenzali.
Ci incontriamo dunque, a rigor di cronaca, davanti ad una tazza di té (che meglio si addice alle circostanze) ed inseguiamo ricordi e aneddoti che si librano e si inseguono nell’aria come i vapori che si sprigionano dalle nostre tazzine.
Gli esordi. I primi passi di corsa da atleta tesserato Giorgio li ha mossi con la Società Federale Ginnastica di Giubiasco; aveva 15 anni ed era appena rientrato dal Collegio Sant’Anna di San Vittore, dove insieme al fratello gemello, aveva frequentato per quattro anni la Scuola Tecnica Superiore, lasciando, come ammette simpaticamente lui: “respirare un po’ i genitori”. Tra i 15 e i 20, mentre parallelamente segue l’apprendistato di disegnatore edile, inizia ad allenarsi seriamente sotto la guida dell’indimenticato Edy Marietta (colui che seppe accendere in lui la miccia) e poi del noto e esigente Paolo Stadler. Grazie ad allenamenti rigorosi, ad un talento innato e alla disciplina necessaria, dopo un anno di allenamenti “seri” Giorgio riesce a battere anche l’ostico Boiani, il suo primo avversario, l’unico che nei tanti cross corsi da “atleta indipendente” ancora non era riuscito a superare. È in quegli anni, con Marietta prima e con Stadler poi, che Giorgio si affermerà come mezzofondista e getterà le basi per una lunga e brillante carriera atletica, caratterizzata, come tanti grandi amori, da alcune “pause di riflessione” ma mai da un vero e proprio distacco.
Il flirt con il calcio Dai 21 ai 30 anni, terminato l’apprendistato, al tartan preferisce temporaneamente l’erba dei campi da calcio, vestendo i panni di difensore per il Football Club Morobbia e ammettendo di non essere forse stato il più forte tecnicamente, ma di essere stato senza dubbio colui che in campo macinava più chilometri.
Chiusa la parentesi calcistica, Giorgio abbandona la palla ma non smette di correre, anzi allunga il passo ed approda alla maratona, portandone a termine nove in tempi di tutto rispetto, l’ultima a 55 anni, a Vienna.
Giorgio Meneghetti con l’amico Attilio Borella nel 1965
Il Comeback L’anno del ritorno alla corsa è il 1981, quando, ai Campionati ticinesi di atletica a Bellinzona, vede i suoi i ex avversari gareggiare sui 5’000 e i 10’000 metri e sente come un formicolio. Sente che i conti con l’atletica sono lungi dall’essere chiusi, e che a 34 anni è decisamente ancora troppo presto per fare soltanto da spettatore. Il 1982 lo vedrà dunque tra le fila dei partenti alla Maratona di Näfels. In quel periodo aveva da poco ricominciato ad allenarsi sotto l’egida di Luigi Nonella, pur rendendosi conto che era forse troppo presto per correre una maratona, si lancia e…testuali parole al sa “cunscia da traa via”. Giorgio è comunque un atleta dalla fibra resistente, di quelli che fortunatamente non si sono quasi mai confrontati con fastidiosi e persistenti problemi fisici e non è stato certo il debutto di Näfels, peraltro cronologicamente positivo, a farlo desistere dal correre altre volte l’impresa che tutto sommato fu fatale (quasi) solo a Filippide, portando Giorgio a calcare anche le strade di New York nel 1991, tagliando il prestigioso traguardo al 600esimo posto su un totale di 26 mila partecipanti. Un risultato di tutto rispetto.
I ricordi più belli Di tutte queste notevoli esperienze sportive, tra quelle che Giorgio ricorda con maggior emozione, vi sono i Campionati ticinesi di Maratona a Tenero, corsi nel 1983 nel tempo record di 2h38’55”. In quell’occasione, insieme a Remo Guerra e a Daniele Delcò, si aggiudicò anche la coppa per la prima squadra. Fu un momento indimenticabile.
Un altro straordinario momento della sua carriera sportiva è stato il terzo posto ai Campionati svizzeri di San Gallo. “Mi ero allenato tutto l’inverno in golena, correvo con Paolo Stadler (allenatore/corridore), Sandro Jemmi, Attilio Borella e i fratelli Guerra. Era stato un inverno secco, senza neve, mentre a San Gallo abbiamo trovato un percorso molto duro, c’erano 50 cm di neve. Se avessi avuto la possibilità di prepararmi meglio a quel tipo di terreno, mi sarei sicuramente aggiudicato la medaglia d’oro. Stavo veramente bene.”
Tutto bellinzonese e su pista è invece il ricordo del suo miglior 5’000 metri, corso nel 1984 nel bel tempo di 15’52”78.
La passione per la montagna Chi conosce un po’ Giorgio, sa della sua passione per la montagna, dei tanti viaggi che lo hanno portato a straordinarie altezze e latitudini.
Incuriosita, chiedo a Giorgio se c’è qualche parallelismo tra le emozioni che lo accompagnano quando da solo o con gli amici risale, un passo dopo l’altro, verso cime che arrivano a superare i 6300 mslm, e la corsa, lo sport che lo accompagna dalla gioventù. Giorgio sorride e lascia trasparire il suo lato più riflessivo, profondo e meditativo. “In montagna si è spesso soli con i propri pensieri, anche quando si è in gruppo. Mi sono spesso allenato per conto mio, seguivo un piano, ma per vari motivi mi trovavo spesso a svolgerlo individualmente. In montagna e mentre corro ho tempo per ritrovarmi, per passare in rassegna i pensieri, per contemplare il paesaggio che mi circonda. Con gli anni ho imparato ad apprezzare sempre più questi momenti.”
Parlare con Giorgio dei suoi viaggi è affascinante. Mi racconta dei suoi trekking in Nepal e in India, nei lunari paesaggi del Ladakh. Trekking che gli regalano sensazioni bellissime. Viaggi per il corpo e per l’anima. Mi parla del suo primo viaggio a Cuba, nel 1995 e di tutte le volte che vi ha fatto ritorno, l’ultima volta quest’anno, per 3 mesi. Giorgio ama ritornare in quei posti che lo hanno accolto con straordinario calore, rivedere quella gente che sa essere felice e grata con poco, che vede la scuola come una straordinaria opportunità, non conosce lo spreco e possiede una ricchezza che non si trova in nessun supermercato. Le valigie di Giorgio all’andata sono sempre piene di materiale per la gente che incontra, mentre al ritorno ad essere pieno benché leggero è il suo cuore, che riceve sempre più di ciò che dà.
Per concludere questo piacevole incontro, chiedo a Giorgio di esprimere un desiderio mentre idealmente soffia sulle 35 candeline della torta per il compleanno del Campo di allenamento in Engadina. Senza esitazioni, mi risponde di augurare al Campo di allenamento e al GAB, che per lui è sempre stato come una seconda famiglia, di poter festeggiare i 100 anni a Celerina “nel solco della tradizione avviata nel 1979.”
Noi non possiamo far altro che augurarci che con il suo spirito e la sua contagiosa simpatia, ci sia ancora lui a tagliare la torta. Grazie Giorgio:-)!
Attività 2014