Una vita allo stadio
di Mirko Tamò

È autunno avanzato. In una giornata cupa e piovosa incontro Chico, davanti ad una tazza di tè. Sto per cominciare con le prime domande, quando mi mostra un messaggio ricevuto proprio quella mattina. È la foto della classifica di una gara: 1° posto, 2‘14”, Tamara Winkler. Rileggo per essere sicuro, poi guardo Chico che annuisce con un sorriso. “È un piacere ricevere un messaggio così. Se un’atleta che si è trasferita dall‘altra parte della Terra (Nuova Zelanda, ndr) continua ancora a fare atletica, vuol dire che sono riuscito a trasmetterle la passione per questo sport.“

Nella lista delle persone che negli ultimi 20-30 anni hanno segnato in modo indelebile la nostra società, Enrico Cariboni ci entra di diritto.

Un amore, quello per la pista, nato quando Chico aveva appena 14 anni. Il suo docente di ginnastica Luigi Nonella, dopo averlo visto vin- cere una gara tra gli scolari del Bellinzonese, si accorge delle sue doti e lo spinge a presentarsi allo stadio.

“Il mio primo allenatore è stato Enrico Rondi, era il 1979, e tra i miei primi compagni di allenamento ho trovato Monica Pellegrinelli e Massimo Balestra.“

Su consiglio della madre e grazie al bell’ambiente trovato allo stadio Chico decide di lasciare definitivamente il judo, attività che l’aveva già portato ai Campionati svizzeri per una prima volta.

Entra così nel gruppo Giovani A (U18) allenato da Luigi, specializzandosi nel mezzofondo. Come U20 si afferma già con ottimi tempi, firmando un personale di 1‘55“84 sugli 800m alla finale dei Campionati svizzeri di categoria.

Una prima svolta nella sua carriera sportiva avviene nel 1985, quando durante il servizio militare si rompe un piede, abbandonando le piste per alcuni anni. Dopo questo lungo infortunio, Chico decide di scendere di nuovo in pista. “Mi sono presentato in sala pesi nel 1990, c‘erano parecchi atleti che si stavano allenando con Fiorenzo Marchesi, che mi conosceva già. Gli ho detto di voler ricominciare, lui diretto mi ha risposto: “Fin a quand?“

Tre semplici parole dette in tono sarcastico, quasi di sfida. Parole che sono servite a Chico, giovane e affamato di vittorie, come stimolo per allenarsi con costanza e dedizione.

Sotto gli occhi esperti di Fiorenzo i risultati non tardano ad arrivare. A 25 anni Chico partecipa per la prima volta ai Campionati svizzeri assoluti. “Nonostante l’ottimo personale di 1’52”, sono uscito al primo dei tre turni. Sono rimasto con l’amaro in bocca, volevo la finale“.

Con i roboanti risultati dei suoi compagni d’allenamento (Monica limite CM Tokyo ‘91 e Mimo record ticinese) Chico ha la giusta motivazione per migliorare le sue prestazioni. Nonostante gli impegnativi turni lavorativi del macchinista, professione svolta ancora oggi, Chico riesce a conciliare ottimamente sport e lavoro, raggiungendo la finale svizzera già l‘anno dopo.

Ma i successi veri arrivano la stagione successiva. Nella stagione 1993 conquista il suo primo titolo nazionale sugli 800m: Campione svizzero outdoor. Successo che bissa anche l’anno successivo con il tempo di 1’49”. “Vincere un titolo svizzero è una forte emozione, ti fa pensare a chi ha creduto in te. Il successo si basa sulla propria costanza, serietà e quella giusta cattiveria in gara. Se ho vinto due volte gli svizzeri lo devo sicuramente anche alle capacità del mio allenatore Fiorenzo.“

La sua è una carriera condita da altri titoli nazionali conquistati con la staffetta Gab, ma anche da tre partecipazioni ai Campionati europei dei ferrovieri, dove nel ‘94 conquista addirittura il primo posto.

Nel 2000, in una gara della stagione indoor, cade malamente dopo uno spalla-spalla con un avversario. L’infortunio viene recuperato velocemente, ma diventa la causa scatenante di un’infiammazione al tendine d’Achille che gli negherà la partecipazione agli svizzeri di Lugano, precludendogli il possibile terzo titolo svizzero. “Peccato, quell’anno Andrè Bucher, che l‘anno dopo diventò campione mondiale, non era al via sugli 800m bensì sui 400m, avrei avuto buone chances di vincere il mio terzo titolo svizzero.“

Nel 2001 a 36 anni Chico stabilisce i record svizzeri M35 sugli 800m, chiudendo in 1’53“37, e sui 400m in 48“62. Un secondo infortunio a 38 anni segnerà la fine della sua carriera da atleta, e l’inizio di quella da allenatore.

I suoi primi atleti, nei primi anni 2000, appartengono ad una generazione molto forte, tra cui spiccano i nomi di Laura Mudry, Paola Andreazzi e Anna Lunghi.

Allo stadio si presentano tanti atleti, ma pochi sono gli allenatori disponibili a seguirli. Per Chico però la strada da seguire è da subito chiara. Il mezzofondo deve essere caratterizzato anche da allenamenti di velocità.

Questa metodologia di allenamento lo porta ad ottenere ottimi risultati con molti suoi atleti, tra cui proprio la sopracitata Tamara Winkler, “una ragazza dal potenziale estremo” e Karin Colombini, “un’altra grande atleta che è riuscita a raccogliere molti successi con la sua volontà, il sacrificio e il duro lavoro in allenamento.“

“Le emozioni e il nervosismo che provo da allenatore sono ben diverse da quelle vissute personalmente da atleta. Provo emozioni forti quando un atleta, che segue i miei allenamenti per tutto l‘anno, mi ascolta e ha fiducia nella mia posizione di allenatore e riesce a portare in pista una buona prestazione e dare il meglio di sé. Fa sempre molto piacere e ripaga le 200-250 ore all‘anno che investo come allenatore.“

Nel 1996 Chico entra anche nel comitato Gab come membro e rappresentante degli atleti assieme ad Alessandro Laffranchi. “Caba (celeberrimo soprannome di Alessandro Laffranchi, ndr) ai tempi era appena 24enne, volevamo migliorare la nostra società!“

Nel comitato è stato membro, vice-presidente e commissario tecnico, posizione che ricopre anche attualmente. Nel 2015, il suo impegno e la dedizione nei confronti del Gab gli hanno garantito un posto nei membri onorari della società. “È relativamente facile essere nel comitato quando c’è un bell’ambiente. Ci conosciamo da tanto tempo, essendo stati praticamente tutti atleti, e questo favorisce il nostro lavoro.“

Nel 2010 dalle mani di Chico, Caba e Lele è nato il Galà dei Castelli, uno dei meeting internazionali più importanti della Svizzera. “Oggi siamo dieci volte più importanti, un successo dovuto anche alla gente e gli sponsor che credono nel nostro progetto.“ Grande evento al quale Chico l’anno scorso ha speso una grande fetta del suo tempo al di fuori dell’orario lavorativo: sei settimane!

“Non è facile combinare tutti i ruoli. Lavorando di notte ho sicuramente un piccolo vantaggio,” mi dice ridendo, “resta importantissimo il sostegno delle persone che si ha affianco, in primis mia moglie Michela, che condivide con me la passione per l‘atletica e per il Gab.“

Da alcuni anni a questa parte Chico è diventato co-commentatore della RSI durante gli eventi dell‘atletica internazionale. Opportunità che gli permette di trasmettere la sua passione per l‘atletica ai ticinesi.

Il futuro pensionistico Chico lo vede ancora affianco al GAB, con tre figli attivi come atleti, “Calcolo che i miei figli potrebbero essere attivi per i prossimi 15-20 anni, perciò mi vedrete ancora per un bel po’ allo stadio. Il resto del tempo lo passerò alla casa sul lago di Como, posto che significa molto per me, è un posto dove non si ha niente ma si ha tutto. Il luogo perfetto per giocare a bocce con i figli e rilassarsi in tranquillità.”

Attività 2017